Descrizione
Vitigno
100% Malvasia
Origine del Vitigno
L’origine e la diffusione delle Malvasia è un’avventura unica e meravigliosa. L’espressione “Malvasia” deriva per contrazione del nome della città greca di “Monemvasia” (capitale della Morea), una penisola-roccaforte situata nel Peloponneso e significa “una sola porta”, in quanto il porto di accesso alla rocca aveva una sola entrata. Il nome Monemvasia è stato poi trasformato in “Malfasia” e italianizzato in “Malvasia” e grazie ai Veneziani, tra il 1500 e il 1700, diventa il vino più importante d’Europa. I veneziani, con il consueto atteggiamento di apertura cosmopolita, hanno posto una grande attenzione ai vini e una loro frase ricorrente è: “non disponiamo né di campi né di vigne, onde ci è necessario recuperare ciò che serve da luoghi estranei e remoti”. Nel XVI-XVII sec. il vino a Venezia è consumato in esercizi differenziati rispetto alla qualità e provenienza della bevanda offerta. Le “Malvasie” dove “vendevansi vini navigati” (cioè importati via mare), quasi sempre Malvasia, frequentate dai giovani patrizi veneziani che scelgono questi locali per il rito del passaggio alla vita politica e sociale attive. Le “Furatole”: locali molto più umili dove si vendono pesce fritto e vino per “cicchetti” ad uso della poveraglia. La Malvasia originaria (Malvasia di Morea e Malvasia di Candia), nel Mediterraneo, a seguito di incroci con vitigni locali, ha dato vita a diversi vitigni dal nome Malvasia. Ricordiamo, tra gli altri, l’Istriana, del Lazio, di Bosa, delle Lipari. Molti di questi vitigni producono vini con caratteristiche diverse dalle originali e in merito a ciò il Conte Giuseppe Di Rovasenda, autore del “Saggio sull’ampelografia universale” scrive: “a mio avviso dovrebbero dirsi Malvasie solo quelle uve profumate che hanno il sapore speciale di Moscato un po’ amarognolo. Sono però troppe le uve a sapore semplice chiamate Malvasie […] nome che portano indebitamente”. L’uva Malvasia è dotata di un corredo aromatico ricco e complesso, tutto da annusare nel vino: ampio spettro di terpeni floreali (rosa acacia, fresia, lavanda e agrumi), di fruttato (pesca, albicocca più o meno matura, frutti tropicali), di note erbacee e di idrocarburi: quest’ultimi durante l’invecchiamento.
Forma di Allevamento
Tendone o nel dialetto locale “la capanne”. Forma di allevamento espansa tradizionale del territorio che si caratterizzata da una bassa densità di piante per ettaro (1.100-1.600) capace di assecondare la naturale armonia dello sviluppo vegetativo della vite. Nella “capanne” la raccolta e la potatura sono esclusivamente manuali, strettamente legate al vignaiolo e alla piccola proprietà contadina.
Terreno e Altitudine
Terreni profondi argillosi con venature calcaree. Vigneti coltivati a 400-500 m s.l.m.
Tipo di Conduzione Agricola
Biodinamica con certificazione DEMETER. La coltivazione biodinamica è importante per la vita microbiologica del terreno che è fondamentale nella fermentazione spontanea del vino biodinamico. In agricoltura convenzionale l’uso di fungicidi indeboliscono le popolazioni di lieviti e rendono molto difficile la fermentazione spontanea. La biodinamica restituisce al vino il luogo di origine, definito dai francesi come “Terroir” (territorialità).
Vinificazione
LA FERMENTAZIONE SPONTANEA
Per millenni le fermentazioni si sono svolte in maniera spontanea innescate dai lieviti presenti in natura i cosiddetti lieviti indigeni o autoctoni o selvaggi, diversi da zona a zona capaci di trasmettere al vino le caratteristiche uniche del luogo e dall’annata.
COSA HA UCCISO LA FERMENTAZIONE SPONTANEA?
Le fermentazioni spontanee, legate ai lieviti selvaggi, sono andate in difficoltà con la diffusione dei pesticidi, fertilizzanti chimici e dei diserbanti nei primi anni ’60 che hanno annientato la vita microbiologica dei nostri vigneti, costringendo a ricorrere ai lieviti selezionati per l’avvio della fermentazione. Solo con un’agricoltura attenta e pulita, frutto della relazione sinergica con la natura, si potranno portare in cantina uve sane e microbiologicamente “vive”, capaci quindi di affrontare una fermentazione spontanea e processo di vinificazione privo di forzature e costrizioni, per una vera espressione del terroir. Fondamentale per il successo di una fermentazione spontanea è anche che la tecnica di vinificazione sia rispettosa della vita microbica: l’aggiunta dei solfiti sull’uva o nei mosti uccide la microflora dell’uva (lieviti) e compromette la fermentazione. Questa è la ragione per cui la fermentazione spontanea può essere condotta solo senza aggiunti di solfiti mentre in convenzionale l’uso dei lieviti industriali tolleranti ai solfiti permette di fermentare anche con l’aggiunta di solfiti.
TERROIR E LA BIOGEOGRAFIA MICROBICA
I vini biodinamici legano la loro complessità alla fermentazione spontanea dove nella prima fase della fermentazione i lieviti apiculati impartiscono al vino l’impronta digitale del terroir microbico attraverso profili organolettici unici. Nella fermentazione convenzionale ai lieviti apiculati non viene permesso di esprimersi in quanto vengono eliminati con i solfiti e con la forte colonizzazione dei lieviti industriali aggiunti.
STABILIZZAZIONE TARTARICA NATURALE
Trovare nella bottiglia piccoli cristalli (tartrati) significa che “il vino ha sentito freddo” e che ha rilasciato delle innocue precipitazioni naturali. Nel vino biodinamico non sono ammessi trattamenti fisici (refrigerazione), chimici (aggiunta di carbossi-metil-cellulosa, acido meta-tartarico, gomme arabiche e altro) e viene utilizzato solo freddo invernale come elemento di stabilizzazione tartarica. La tecnica convenzionale di stabilizzazione tartarica prevede che il vino prima di andare in bottiglia deve essere portato da temperatura ambiente a – 6/-7 °C circa e mantenuto a questa temperatura per alcuni giorni (6-7). La tecnica di stabilizzazione tartarica convenzionale, soprattutto nel periodo estivo, porta a un notevole consumo energetico. Un vero peccato questo enorme consumo di energia per evitare la presenza di qualche milligrammo di innocui cristalli di tartrato.
LIMITI DEI SOLFITI
Limite del vino biodinamico Demeter = vino bianco max 90 mg/lt
FILTRAZIONE
Non ammessa la filtrazione sterile.
AFFINAMENTO
Vasche di cemento e bottiglia.
VINO MALVASIA ORANGE
Deriva dalla tecnica ancestrale di vinificazione delle nostre campagne caratterizzata dal prolungato contatto delle bucce con il mosto che donava al vino sapori e colori inusuali. Tecnica sparita con l’avvento dei nuovi macchinari di cantina che eliminano le bucce prima della fermentazione. Nella Malvasia Orange Lunaria Ancestrale le bucce vengono lasciate a macerare da due a tre giorni con il mosto senza controllo termico, senza aggiunta di solfiti e fermentati con lieviti naturali dell’uva. Durante la macerazione i tannini vengono estratti e questi conferiscono al vino la struttura di un rosso. I vini “Orange” che non sono né bianchi, né rosati e né rossi (quarto colore del vino) meritano una categoria a parte.
Il vino “Orange”, come il vino rosso, contiene molto più sostanze antiossidanti del vino bianco. Questo perché fermentando il mosto dell’uva bianca a contatto con la buccia e ai semi si ottiene l’estrazione dei polifenoli (resveratrolo) che funzionano come anti ossidanti nel corpo umano. Uno studio ha rilevato che il vino bianco prodotto tramite questo processo di macerazione ha un’attività antiossidante sei volte maggiore rispetto al vino bianco standard. La sua attività antiossidante è simile a quella del vino rosso.
Caratteristiche sensoriali
ABBINAMENTO GASTRONOMICO
Proprio perché si tratta di vino più strutturato rispetto ai vini bianchi, puntare magari ad una cucina più colorata e saporita. Si abbinano molto bene le spezie come il curry o la curcuma. Può essere tranquillamente abbinata a formaggi piuttosto pepati o semi-stagionati.
SERVIRE A 10-12°C
INFORMAZIONI IN ETICHETTA
TERRE DI CHIETI – Indicazione Geografica Protetta – MALVASIA
Vino biologico, biodinamico e Biodiversity Friend
Prodotto in Italia
Imbottigliato all’origine da Società Olearia Vinicola Orsogna via Ortonese 29 – 66034 Orsogna (Ch) Italia
IT-BIO-009 – Agricoltura Italia
Vendemmia 2023
contiene solfiti
13,5% vol
*L’immagine è puramente indicativa e potrebbe non rispecchiare appieno le caratteristiche del prodotto.